Il Portico d’Ottavia

Questa è un’immagine del Portico d’Ottavia come ci appare ai nostri giorni, ma in fondo potete vedere certamente delle rovine ed è proprio da lì che voglio cominciare.

Il primo Portico fu inaugurato nel 131 a.C. da Quinto Cecilio Metello Macedonico e successivamente ampliato tra il 33 a.C. e il 23 a.C. da Ottaviano ( che costruì anche il Teatro di Marcello sullo sfondo ), e dedicato alla sorella Ottavia. Gli scavi hanno riportato alla luce parti del pavimento antico come potete vedere nell’immagine. Vi erano più di 300 colonne, qualcuna ancora presente, e soprattutto un bellissimo propileo d’ingresso che è giunto quasi completo fino a noi.

Alle spalle del propileo c’è la Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, chiamata così perché nel Medioevo, sulle rovine del Portico, fu costruito anche il mercato del pesce, e proprio a questo luogo è legata una curiosa tradizione.

Come recita la scritta di questa lastra marmorea conservata ai Musei Capitolini, “devono essere date ai Conservatori ( più e meno i sindaci dell’epoca ) le teste di tutti i pesci che superano la lunghezza di questa lapide, fino alle prime pinne incluse”, questo perché erano le parti migliori per la zuppa. Pensate che questa tradizione è andata avanti fino al 1789 !

Ovviamente non posiamo parlare del Portico d’Ottavia senza parlare anche del Ghetto Ebraico; nel 1516 fu istituita a Venezia, nell’isola delle antiche fonderie chiamata “Ghetto”, la prima residenza coatta per gli Ebrei, e, da quel momento, il toponimo è usato universalmente per indicare un quartiere dove vive, più o meno spontaneamente, un comunità religiosa o razziale. Il Ghetto di Roma nasce nel 1555 a opera di Papa Paolo IV° Carafa con la Bolla ” Cum Nimis Absurdum”, e verrà chiuso solo con l’Unità d’Italia. Le Cinque Scole indicate nella targa stradale si riferiscono ai cinque diversi riti (Catalano, Castigliano, Siciliano, Novo e Italiano) che si svolgevano nelle cinque diverse Sinagoghe raccolte in un unico edificio, ora scomparso. Nel 1492 infatti, insieme agli Arabi, furono cacciati dalla Spagna e dai territori a lei sottoposti, anche gli Ebrei e molti vennero a Roma continuando a celebrare secondo i loro riti.

Papa Paolo IV° non si limitò a chiudere nel Ghetto solo gli Ebrei di Roma, ma costrinse anche tutti quelli che vivevano nelle città e paesi dello Stato della Chiesa a trasferirsi in città, per essere rinchiusi anche loro; da qui il fatto che molti cognomi ebraici fanno riferimento a nomi geografici (Di Nepi, Tagliacozzo, Perugia, Terracina ecc.).

Torneremo ancora in questo angolo di Roma così caratteristico, alla scoperta di altri luoghi curiosi e delle tradizioni culinarie. A presto !

Pubblicato da marco biordi

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